SAFARI AFRICANO
1975 – 1998
1975 – 1998
Safari Africano fu la prima attrazione interamente progettata e realizzata sul posto per Gardaland, inaugurata nel 1975. Il concept iniziale prevedeva un suggestivo viaggio fluviale a bordo di canoe, attraverso i misteri della giungla africana. Si trattava di un’attrazione immersiva, capace di stupire grandi e piccoli con scenografie naturali e animali animatronici.
In origine, le canoe erano trainate da una barca a motore alla quale erano collegate, e il percorso veniva guidato da un operatore. L’ambiente, ricco di vegetazione e bacini d’acqua, attirava anche animali veri come anatre e cigni, che contribuivano a rendere l’esperienza ancora più realistica.
Sul finire degli anni ’80, l’attrazione venne rinnovata nel sistema di trasporto e il tracciato fu modificato e venne installato un sistema di movimentazione automatica sommerso, lungo quasi 275 metri, ispirato a quelli utilizzati per funivie e tour panoramici. Questo meccanismo, però, causò inizialmente frequenti blocchi, obbligando il parco a svuotare e riempire il canale ogni volta che si verificava un guasto. Solo grazie a continui interventi tecnici e all’alto gradimento da parte del pubblico, il sistema fu progressivamente migliorato.
La realizzazione iniziale fu affidata ai fratelli Laino, noti per le scenografie delle prime attrazioni del parco. Con l’arrivo di Valerio Mazzoli e suo fratello Claudio, noti scenografi e creativi, l’attrazione ricevette importanti aggiornamenti, inclusa l’introduzione delle iconiche canoe intrecciate a forma di banana rappresentanti dei giunchi intrecciati. In questo restyling fu introdotto anche il grande animatronico di un Gorilla alto ben 5 metri all’interno di una grotta.
Per la seconda versione dell’attrazione, servirono otto mesi di lavoro e un team di 20 persone per l’aspetto scenografico. Le 26 canoe (divise in 13 coppie) si muovevano a una velocità di 1,8 km/h, con una capacità di trasporto fino a 1500 persone all’ora. Il restyling tecnico e scenografico, alla fine degli anni ’80, richiese un investimento di circa 5 miliardi di lire.
Curiosamente, l’attrazione fu aperta al pubblico mentre il cantiere era ancora attivo, permettendo ai primi visitatori di osservare operai al lavoro tra tigri, elefanti e capanne africane. Negli anni ’90, Safari Africano vantava circa 50 animatronici e una scenografia estremamente curata, con un mix di 60% vegetazione naturale (gestita con impianti di irrigazione differenziata) e 40% vegetazione artificiale.
La parte botanica fu curata dall’esperto Piergiorgio Giambenini, mentre per la realizzazione realistica degli animali venne coinvolto un noto tassidermista italiano, che offrì consulenze su anatomia e movimenti per rendere gli animatronici il più credibili possibile.
Diversamente dall’attrazione “Tunga”, che ne prese il posto nel 1999, Safari Africano presentava un fiume molto più ampio e un’esperienza narrativa ricca di elementi etnici, templi in rovina, animali esotici e capanne tribali. Conosciuta anche con nomi alternativi come “African Adventure” e “Viaggio nella Giungla”, l’attrazione rimane nella memoria di molti come una delle esperienze più affascinanti della prima era di Gardaland.
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